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Archivio per giugno 2009

Segni del tempo

30 Giugno 2009 11 commenti

Me in Paris - August 2007Ho sempre pensato che il tempo scorresse a diverse velocità, lasciando tracce più o meno evidenti nella nostra vita. C’è chi riesce a fermarlo su corpi plastificati dalla chirurgia estetica, chi anestetizza la propria mente e usa parole che non conosce per costruire frasi vuote che vanno di moda. C’è chi cancella i segni della storia perché non riesce a farci i conti e chi, con un colpo di spugna, annulla tutti gli errori per tornare a commetterli senza rimorsi. E’ un pò l’immagine dominante del nostro paese, quella di un vecchio con rughe stirate, capelli posticci e denti da cantante.

Come ogni donna che non assomiglia a una modella ritoccata con photoshop, osservo i segni del tempo stabilirsi sul mio corpo e le ‘cicatrici’ da battaglia, sulle quali sapevo inventare leggende metropolitane, sono lì a ricordarmi che la carne non è indistruttibile come la volontà. E penso al prossimo amante al quale dovrò mostrarle, sapendo di non potergli regalare quel corpo bianco e vellutato che ancora sopravvive nella mia memoria.

Perché, nonostante la vita sia sovrappopolata di specchi, la nostra immagine interna spesso si sovrappone a quella esterna e ci vediamo belli o brutti a seconda del piede con cui scendiamo dal letto la mattina. Io mi sono sempre piaciuta, prima di guardarmi allo specchio. La mia pelle non ha cicatrici e ogni mattina mi guardo, sperando che quei segni permanenti siano solo il ricordo di un brutto sogno. Niente da fare. Forse dovrò abbassare le luci la prossima volta che mi spoglierò o, forse, incontrerò qualcuno capace di trasformare i segni del tempo in parole d’amore.

Undermyskin

27 Giugno 2009 11 commenti

Sotto la mia pelle c’è un fascio di muscoli e nervi allenato a tenere duro, ma la pelle è così sensibile che basta uno sguardo, una nota, una voce o un sogno ad allentarli. Non ci sono confini a ciò che possiamo permetterci emotivamente, contrariamente ai limiti che la realtà materiale c’impone. E la mia pelle sente, registra e reagisce.

Nonostante l’autocontrollo che dalla nascita ci hanno insegnato a esercitare, ho assistito impotente alle reazioni del mio corpo senza che la ragione facesse in tempo a dire la sua. Reazioni giuste o sbagliate, non per chi era lì a osservare, ma per le conseguenze che ho sempre pagato in prima persona. E, voglio dirlo, i conti più salati sono stati pagati fino all’ultimo centesimo, non ho debiti emotivi. Magari potessi avere la stessa situazione sul mio conto in banca.

Tutte le persone che in qualche modo hanno fatto parte della mia vita non hanno più alcun credito nei miei confronti. Ho dato sempre più di quanto avrei dovuto, per sensi di colpa, per bisogno di approvazione o per la sindrome della gheisha, senza mai chiedere niente di più di quello che mi si voleva dare. Non è che in questo sia molto cambiata, non mi piace e non m’interessa chiedere, però i nervi e i muscoli m’impediscono di dare quello che potrei e vorrei a chi non è capace di accarezzarmi. E, incredibile ma vero, le carezze le ricevo sempre da chi meno me le aspetto.

P.S. Posto il video di questo pezzo che la radio ha trasmesso oggi, mentre ero in macchina. Dinanzi a me nuvole nere si addensavano sulla strada gettando strane ombre sulla campagna intorno.  Se avessi avuto un’altra auto, forse, avrei proseguito per chissà dove. Quando ho sentito le note di Wish You Were Here mi è tornata in mente una persona. Qualcuno che non vedo da almeno 5 anni, l’unico uomo della mia vita che non è mai tornato indietro. Lui mi ha accarezzato davvero e poi se ne è andato dandomi un sonoro ceffone. Non lo meritavo, lui lo sapeva, ma non ha saputo fare altrimenti. Credo di avergli regalato una nuova vita, lo spero almeno. Non ho rimpianti, né rimorsi. Spero stia bene e credo pensi spesso a me, probabilmente più di quanto non faccia io.

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Uomini e cani

24 Giugno 2009 4 commenti

N.d.A. Tutti i personaggi citati sono esistenti, ma le descrizioni sono una soggettiva dell’autore che si è preso la libertà di non rispettare cronologie e tempi, usando la propria fantasia per raccontare un’impressione che non sarebbe stata differente se circostanziata in date e/o luoghi precisi.

If a Man AnswersNel 1962 Hollywood produsse la commedia If a Man Answers (tradotta come al solito pessimamente in italiano, con il titolo di Una sposa per due), la cui storia ruotava intorno alla presunta somiglianza tra uomini e cani.
La trama:
Chantel (Sandra Dee), preoccupata per un possibile fallimento del suo matrimonio con il fotografo di modelle Eugene (Bobby Darin), chiede aiuto alla madre. Prontamente, la mamma le dà un manuale che risolverà tutti i suoi problemi coniugali. Il titolo del libro è How to train dogs (Come addestrare i cani)…
Chantel, dapprima scandalizzata, si rifiuta di trattare il marito come un cucciolo al quale insegnare come comportarsi, ma poi si accorge che mettendo in pratica i suggerimenti del libro il suo matrimonio comincia a funzionare, e inizia l’addestramento!

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Intenzioni

19 Giugno 2009 13 commenti

Ti ho sentito intenzionato, ieri.
Come se avessi messo da parte ogni cosa per dedicarti esclusivamente a me.
Così è stato.
Nel tono della voce, più che nelle parole, ho sentito una spensieratezza rara, per te.
Mi hai sorpreso, che bello!
Ti fidi di me, hai detto. Mi rendi felice a volte, sai? E stanotte ti ho sognato.
Il volto non era il tuo, ma eri tu.
Ovunque, vicini, abbracciati, ci baciavamo, soli fra gente che non vedeva.

Resta, al risveglio, la sensazione di un contatto fisico profondo, intimo.
L’impressione di essere ancora rannicchiata tra le tue spalle…
Che strana cosa, l’invisibile presenza di un rapporto che non ha cardini, né presupposti.
Nessuna aspettativa, né progettualità, nemmeno l’idea di renderlo diverso da quello che è.
Una rara occasione per ‘sentirsi’ e capire qualcosa in più di noi stessi,
senza lasciarsi distrarre dalle implicazioni materiali di un rapporto.
Cammino per la mia strada, lontano da te
vicina a qualcun altro, a volte anche migliore di te.
E conservo dentro di me l’immagine di tante bolle di sapone.
Le vedi trasparenti, ma assumono i riflessi della luce,
le insegui con gli occhi come fossi bambino.
Ti bagni le dita con acqua e sapone
e ti resta addosso profumo di pulito,
e ti resta dentro la leggerezza di un gioco.
Sussurri, e soffio per farne di nuove,
le mani bagnate prima di ricominciare.
Bolle di sapone, attimi con te.

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From the Beginning…

13 Giugno 2009 18 commenti

Mentre tornavo a casa in scooter ieri sera, a mezzanotte e mezza circa, ascoltavo con l’ipod questo pezzo degli Emerson, Lake and Palmer. La prima volta che l’ho ascoltato credo di aver avuto 10 o 11 anni.  I miei vicini di casa, con cui sono cresciuta, me la suonavano con la chitarra. Andrea che era mio coetaneo l’aveva imparata dal fratello più grande Marco, 4 anni più di me, di cui ero un pò innamorata.

Anzi, per dirla tutta, mi ero innamorata di Marco il giorno in cui, seduto sul letto della sua camera, aveva imbracciato la chitarra e aveva iniziato l’arpeggio di From the Beginning. Mi piaceva questa cosa che mentre suonava batteva le dita sulla cassa…  e per la prima volta non l’ho guardato come un fratello. Sono passati un mucchio di anni e avevo quell’arpeggio sempre in testa, ma non ricordavo più il titolo del pezzo. Poi, una sera, sulla spiaggia di Sperlonga ho chiesto a un amico, Fabio,  se conosceva il nome di quel pezzo degli ELP con l’arpeggio e lui ha immediatamente tirato fuori il titolo. Ricordo di essergli saltata al collo, abbracciandolo dalla felicità. Tutte le volte che ho sentito Fabio al telefono, negli anni successivi, prima della sua voce partiva sempre From the Beginning che mi faceva ascoltare dalla radio… So che quando l’ascolta ancora si ricorda di me. 🙂

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