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Sono ancora in tempo?

2 Dicembre 2008 16 commenti

Sono nata con la televisione in b/n, i dischi in vinile e il telefono fisso. Ho assistito alla diretta televisiva dello sbarco sulla luna (ero piccola, ma me la ricordo!) e ai reportage sul rapimento Moro. Leggevo Provolino, avevo la bambola Fanella e guardavo Maga maghella. Per anni sono andata a letto dopo carosello, ho mangiato i formaggini di Susanna e bevuto l’acqua idrolitina. L’ascensore di casa mia andava con 10 lire e un gelato lo compravi con 100. Ora tutto questo è preistoria, ma io non assomiglio ai protagonisti di Jurassic Park. Quando rivedo le immagini di repertorio della mia infanzia ogni cosa sembra lontana anni luce, come se avessi fatto un salto nell’iperspazio.

Nonostante cellulari, DVD, computer e TV satellitare, mi sembra però che la nostra crescita sia stata inversamente proporzionale al progresso. Nella mia vita tutto è avvenuto in ritardo rispetto all’implicita tabella di marcia della società: a 15 anni la prima esperienza sessuale, a venti l’università, a trenta matrimonio e figli, a quaranta una carriera di successo, viaggi e agiatezza economica. Io ho fatto l’amore la prima volta a vent’anni, mi sono iscritta all’università a ventiquattro, a trenta ho lasciato il mio fidanzato storico e ho detto addio a una probabile carriera di successo qualche anno fa, dopo aver cercato inutilmente di oppormi alla folle logica di un imprenditore ‘malsano’.

E continuo ad essere in ritardo… mi dilungo, mi allungo, dilazionandomi esasperatamente nel tempo. Prolungo gli istanti che in breve si trasformano in minuti, in ore preziose rubate al “fare quotidiano”. Un fare inutile, dissociato e disorganizzato che dovrebbe contribuire alla crescita del PIL, ma si riduce a un isterico andirivieni di insetti alienati che accumulano cibo per la sopravvivenza.
Io però rallento,  seguendo un metronomo invisibile che impone il ritmo ai miei movimenti.

Ritardo e penso. Ritardo e sono. Ritardo e vivo.

Saudade

24 Luglio 2008 3 commenti

Non sapevo come intitolare questo post perchè oggi ho avuto parecchi spunti di riflessione, così ho deciso di usare una parola dal suono melodico che descrive perfettamente la tristezza melanconica che ho avvertito per tutta la giornata.

Non c’è un motivo particolare, solo una percezione che le distanze materiali non attenuano. Uno stato d’animo che mi è arrivato da chissà dove o da chissà chi. Forse da un insieme di cose, alcune belle, alcune tristi, che si sono diffuse nell’aria che respiro.

Tornando a casa, stasera, sembrava che la natura ce la mettesse tutta per accentuare la tristezza. Un cielo bluastro, attraversato da un vento quasi freddo, sembrava il prologo di un noir all’italiana. Quello in cui il detective è uno sfigato che fuma e beve per dimenticare, finchè non s’imbatte in un cadavere di donna ed è costretto a sovvertire la sua scala di valori. Prosegui la lettura…

Uomo PC o uomo Mac?

16 Marzo 2008 4 commenti

Uomo Mac o uomo PC?Quando si parla di computer è possibile distinguere due categorie di utenti che si differenziano nettamente tra loro: quelli che usano il Macintosh e quelli che usano il PC. Parlando di uomini (il rapporto delle donne con il computer è totalmente diverso: per noi è uno strumento di lavoro, per loro è un figlio da Upgradare, una fidanzata da Resettare, un’amante da Aggiornare), i MacUser svolgono in genere professioni creative come l’art director, il designer o il grafico; gli altri, i PCUser, sono perlopiù sviluppatori, sistemisti, programmatori, ma anche editor e amministrativi, visto che il Pc si è diffuso prima, in misura maggiore e più velocemente del Mac, anche grazie ai costi meno proibitivi. Prosegui la lettura…

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