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Posts Tagged ‘Sensazioni’

Gioie

17 Gennaio 2013 Nessun commento

Gioie che non avrò mai,
gioie che sfuggono tra le dita
mentre le guardo muovere piccoli passi.

Gioie che sfiorano il cuore
tenendosi a distanza per non provocarne i battiti.
Gioie che agogno, ma non so godere
non so più perché.

A volte ho paura dell’ombra nera che offusca la mente
e me ne vergogno, ma ancor più
mi vergogno dei pensieri bui che paralizzano.
E non so se è colpa mia.

Oh quanto avrei voluto essere un poeta,
per annegare il dolore in versi
per far dell’arte un’alibi
e lasciar di me qualcosa che regali gioie
le gioie che non avrò mai.

a Sylvia Plath

Sylvia Plath
Sylvia Plath

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Sento

18 Ottobre 2009 2 commenti

Sento.
Ascolto le parole
vuote della ragione.
Sono fredde, seppur accorate
e chiedono conforto alle mie parole.

Teoremi che cercano dimostrazioni,
ragione che pretende motivazioni.
Un dolore che vuole essere lenito
e continua a chiedere le cose sbagliate.

Attacco il telefono e respiro.
Richieste, solo richieste.
Stessa forma, stessi contenuti.
Rispondo, ancora
a qualcuno che spero comprenda.
Progetti di cose semplici
la gioia di rivedersi.

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Stille

6 Ottobre 2009 Nessun commento

Vorrei poter stare in silenzio,
ma mi cavano parole dalla bocca.
E sono le stesse di sempre
anche se sono diverse,
e hanno il medesimo suono
anche se svaniscono nell’aria,
leggere come non lo sono nel mio cuore.

Vorrei che tutto tacesse intorno a me
per ascoltare il rumore delle gòcce
che con ritmo cadenzato
sembrano uscire dal mio corpo.
Non sono lacrime, ma stille trasparenti
che hanno il riflesso della malinconia
se le guardi in controluce.

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Centoventisette

9 Settembre 2009 1 commento

C’è il sole, ma anche una leggera brezza che impedisce di sudare. Ferma davanti al 127, fumo una sigaretta e aspetto. Gli sguardi curiosi degli automobilisti, un operaio che m’indirizza un fischio d’ammirazione, un uomo anziano che impiega un quarto d’ora a parcheggiare, il portiere che mi guarda chiedendosi dove mi ha già vista. Penso alle volte in cui sono stata ad aspettare su questo marciapiede e alle sere d’inverno in cui, sola, uscivo dal portone con le spalle ricurve sotto un peso che non potevo condividere con nessuno. C’è il sole oggi, è l’ora di pranzo, l’aria profuma di settembre. Se potessi, vorrei un anno fatto di dieci settembre, un luglio e un aprile… ma oggi quest’aria carica di promesse non lenisce l’ansia che mi stringe lo stomaco.

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Undermyskin

27 Giugno 2009 11 commenti

Sotto la mia pelle c’è un fascio di muscoli e nervi allenato a tenere duro, ma la pelle è così sensibile che basta uno sguardo, una nota, una voce o un sogno ad allentarli. Non ci sono confini a ciò che possiamo permetterci emotivamente, contrariamente ai limiti che la realtà materiale c’impone. E la mia pelle sente, registra e reagisce.

Nonostante l’autocontrollo che dalla nascita ci hanno insegnato a esercitare, ho assistito impotente alle reazioni del mio corpo senza che la ragione facesse in tempo a dire la sua. Reazioni giuste o sbagliate, non per chi era lì a osservare, ma per le conseguenze che ho sempre pagato in prima persona. E, voglio dirlo, i conti più salati sono stati pagati fino all’ultimo centesimo, non ho debiti emotivi. Magari potessi avere la stessa situazione sul mio conto in banca.

Tutte le persone che in qualche modo hanno fatto parte della mia vita non hanno più alcun credito nei miei confronti. Ho dato sempre più di quanto avrei dovuto, per sensi di colpa, per bisogno di approvazione o per la sindrome della gheisha, senza mai chiedere niente di più di quello che mi si voleva dare. Non è che in questo sia molto cambiata, non mi piace e non m’interessa chiedere, però i nervi e i muscoli m’impediscono di dare quello che potrei e vorrei a chi non è capace di accarezzarmi. E, incredibile ma vero, le carezze le ricevo sempre da chi meno me le aspetto.

P.S. Posto il video di questo pezzo che la radio ha trasmesso oggi, mentre ero in macchina. Dinanzi a me nuvole nere si addensavano sulla strada gettando strane ombre sulla campagna intorno.  Se avessi avuto un’altra auto, forse, avrei proseguito per chissà dove. Quando ho sentito le note di Wish You Were Here mi è tornata in mente una persona. Qualcuno che non vedo da almeno 5 anni, l’unico uomo della mia vita che non è mai tornato indietro. Lui mi ha accarezzato davvero e poi se ne è andato dandomi un sonoro ceffone. Non lo meritavo, lui lo sapeva, ma non ha saputo fare altrimenti. Credo di avergli regalato una nuova vita, lo spero almeno. Non ho rimpianti, né rimorsi. Spero stia bene e credo pensi spesso a me, probabilmente più di quanto non faccia io.

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