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Dimmi come scrivi e ti dirò chi sei

Il mattino ha l’oro in boccaPer chi, come me, ama la lettura non è difficile pensare o immaginare come sia veramente l’autore delle storie che ci hanno incantato, divertito o fatto riflettere. Niente di più facile quando si tratta di scrittori come Pennac, Camilleri, Grossman, Gaiman o Allende, le cui biografie e interviste sono a disposizione dei media, ma come fare quando la nostra curiosità si estende a persone meno note che conosciamo via email, chat, forum o sms?

Non è facile trovare una scrittura che impressioni o incuriosisca tra i contatti quotidiani, ma quando ciò accade scatta l’indagine per scoprire chi abbiamo davanti.

Dando per scontata la conoscenza delle regole di base della scrittura, ogni mezzo di comunicazione ha i suoi codici, naturalmente. Va da se che comunicare via SMS, se l’intento è quello di colpire il destinatario, dovrebbe essere fatto evitando le abbreviazioni a tutti i costi. Sicuramente fanno guadagnare spazio, ma ‘spersonalizzano’ il messaggio e proiettano immediatamente il destinatario in un “romanzo alla Moccia” che, se si hanno più di 20 anni, non è molto indicato…

Mi è capitato di conoscere alcune persone, prima attraverso la scrittura e poi personalmente, e sono rimasta molto colpita dal fatto che, nonostante l’indubbia capacità linguistica, le impressioni che ne avevo ricavato “leggendoli” non corrispondevano a quello che ho scoperto conoscendoli.

Mi viene in mente il modo di scrivere di un uomo dotato di un grande senso dell’umorismo, di acume e intelligenza, oltre che colto e competente, la cui “immagine live” non avrebbe mai rivelato la sua vera essenza, trattandosi di una persona assai particolare, poco loquace e di rado sorridente, al contrario della sua scrittura.

Un altro, invece, la cui scrittura, davvero ispirata e poetica, mostrava una persona dotata di grande sensibilità e fantasia, si è rivelato una persona razionale i cui movimenti non avevano la stessa fluidità delle sue frasi.

Infine, ho scoperto una persona molto solare e tenera dietro una scrittura asciutta e razionale come un manuale di geometria…

Chissà, forse osservare il nostro modo di scrivere ci permette di ‘vedere e capire’ quali sono i blocchi o la rigidità che c’impediscono di esprimere la nostra vera essenza e, forse, ci aiuta a migliorarci. Ci sono stati tanti scrittori nella storia della letteratura che ci hanno commosso per la loro capacità di parlare di sentimenti, quando nella realtà erano delle persone infelici e isolate. Leopardi, tanto per citarne uno.

Per tanto tempo la scrittura è stato il mio strumento preferito per comunicare con gli altri, ma soprattutto con me stessa. Ed è stato proprio rileggendomi che ho capito e recuperato aspetti della mia vita e del mio modo di essere che altrimenti si sarebbero persi nella quotidianità. Qualcuno, ultimamente, mi ha detto che sono esattamente come scrivo e questo, al di là delle valutazioni critiche e soggettive che si possono fare sulla mia scrittura mi ha reso felice. Vuol dire, forse, che sono riuscita a esprimere ciò che sono e, allo stesso tempo, a essere meno controllata e razionale del passato.

Credo proprio che la scrittura sia in grado di rivelare molto di noi stessi e, se si riesce a leggere tra le proprie righe, magari si scopre che possiamo essere migliori di come ci vediamo. Ho un amico che quando scrive in prosa è un pò disastroso con la punteggiatura e, spesso, si perde in frasi contorte, ma quando scrive in poesia si trasforma incredibilmente in un “pifferaio magico” capace di trascinare chi legge ovunque lui voglia.

Ecco, forse trovare la propria scrittura equivale a trovare se stessi anche quando capiamo che forse dovremmo dedicarci alla lettura lasciando che siano altri gli scrittori!
E voi come scrivete? Vi rileggete mai? E, se lo fate, vi piacete?
Scoprivatelo su Rieduc… aehm, no, ditelo su JustMyPlaNet!!

  1. klauaus
    19 Marzo 2008 a 10:52 | #1

    Ho notato spesso anche io questo aspetto della scrittura. E’ incredibile.
    Quando scriviamo siamo soli con noi stessi e questo a volte ci permette di tirar fuori qualcosa che ci appartiene e che spesso rimane assente in ambiti relazionali

  2. 19 Marzo 2008 a 10:41 | #2

    ma lo so!! Fatto apposta no!? Quella è una festa religiosa che non c’entra nulla con “noi altri” 🙂

  3. LucyVanPelt
    19 Marzo 2008 a 0:03 | #3

    sì, qualcuno de’ NOANTRI… a Roma si dice noantri, ma come scrivi?! 😀

  4. 18 Marzo 2008 a 23:02 | #4

    mmmh… forse che forse citasti qualcuno de noaltri?! 😉

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