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Segreti e bugie

Ci sono segreti o bugie detti a fin di bene che possono avere conseguenze devastanti anche nella vita di chi non è direttamente interessato alla verità. Tutti mentiamo o custodiamo segreti per salvaguardare rapporti o per tutelare noi stessi. Purtroppo, però, ci sono verità taciute che sbucano fuori quando meno te l’aspetti e cambiano il corso delle cose.

Fino all’età di 14 anni non ho mai detto bugie. Pensavo di non aver nulla da nascondere o di cui vergognarmi e credevo che nel momento in cui si ha bisogno di mentire significa che si sta facendo qualcosa di sbagliato. Poi, necessità fa virtù, ho detto a fatica le prime bugie per sopravvivenza. Quelle che si dicono ai genitori perchè non vogliono che sali su un motorino o che vai in un certo posto perché la strada è pericolosa. Piccole omissioni di verità per farli stare tranquilli e per non rinunciare alle esperienze fondamentali di un adolescente.

Niente di più. Per il resto ho sempre creduto che le bugie non sono indispensabili e che rendono schiavi chi le dice. Ho avuto amici che avevano segreti incomprensibili e mentivano con metodo e tattica, costruendosi vite parallele di cui erano protagonisti e vittime al tempo stesso.

Quindi, a parte le omissioni, ho sempre percorso la strada della verità, verso me stessa e verso gli altri. Ma, come molti, non ho potuto evitare di subire le bugie altrui, né i segreti di Pulcinella: quelli che tutti sapevano ma che non si potevano dire ad alta voce.

Non mi riferisco alle bugie delle amiche o dei ragazzi, quelle sono esperienze che insegnano a vivere. Penso piuttosto ai segreti che si tramandano nelle famiglie, agli scheletri negli armadi chiusi a doppia mandata nelle case dei trisavoli, che vengono alla luce dopo decenni e spiegano improvvisamente paure e fobie degli ignari discendenti.

Quando sei un bambino hai una percezione e una sensibilità che, spesso, gli adulti sottovalutano. Frasi come “è piccolo non capisce” o “sta dormendo quindi non può sentire” sono alcuni degli errori più grossolani di un genitore o di un parente prossimo. Figuriamoci poi quando i segreti o le bugie vengono rivelati al piccolo innocente che diventa la valvola di sfogo inconsapevole dell’adulto immaturo…

Non parlo solo per esperienza personale, ma anche per aver condiviso le storie di chi è dovuto ricorrere all’analisi per comprendere l’origine di comportamenti distruttivi, di paure o manie che impedivano una vita tranquilla e gioiosa.

Come altri prima di me, scopro oggi il peso che hanno avuto nella mia vita i comportamenti e le idee di vecchi antenati che sono stati tramandati di generazione in generazione finché qualcuno non ha deciso di interrompere la tradizione.
E, nella mia famiglia, quel qualcuno sono io.

  1. 24 Settembre 2009 a 0:51 | #1

    Beh, Wittgenstein ha ragione: bisogna imparare a mentire con creatività e convinzione per sopravvivere in certi ambienti di lavoro (forse in tutti), oppure per uscire dal guscio protettivo e soffocante della famiglia. Insomma, ci sono casi in cui saper mentire può essere indice di maturità.

    Diversa cosa è mentire per comodità, per tenere un piede in più scarpe o perchè non ci si assumono responsabilità verso gli altri e verso se stessi…

  2. 18 Settembre 2009 a 11:18 | #2

    I segreti di pulcinella… si campa grazie a quelli.
    Molto spesso, almeno.

    Lo dico con amarezza, sia chiaro.

    Wittgenstein comunque era ancora più in là, o indietro, della “scelta” di mentire.
    Quel che sostenenva è che, essendo il linguaggio una capacità al nostro arco, anche la bugia lo è, e quindi sarebbe uno spreco non utilizzarla.
    Era giovane e provocatorio, quando espresse questa idea.

  3. catia
    15 Settembre 2009 a 16:38 | #3

    D’accordo con Vicky al 100%, anche leggendo i commenti partendo dalla fine 🙂

  4. 15 Settembre 2009 a 13:42 | #4

    @Rob
    Ma quando dico che è una questione di scelte dico proprio questo: ognuno ha la sua realtà. Non mi preoccupo di preservare il mondo dai malanni, ma di preservare me! 😀
    Legittimo, no?

  5. 15 Settembre 2009 a 13:18 | #5

    si vicky però OGNUNO ha la sua realtà, tu non sei l’uomo ragno e non sta a te preservare il mondo dai malanni… se le persone arrivano ad essere adulte buon per loro, se invece dovrebbero esserlo e non lo sono ancora non vedo perchè questo diventa un problema tuo!
    so che sono cinico da bestia ma io la vedo così.
    rock and roll

  6. 15 Settembre 2009 a 10:36 | #6

    @Peppermind
    Giusto. Come sempre è solo una questione di scelta. Ognuno scelga cosa lo fa stare meglio. A me, sempre e comunque, la verità. Detto ciò, m’incazzo quando sono costretta a omettere e non dire per sopravvivenza, vale a dire per la stupidità di qualcuno che non è in grado di fare i conti con la realtà.

    Viviamo in una società in cui le persone preferiscono i segreti di Pulcinella alla verità e mi sembra follia. Scusa Pepper, un piccolo sfogo solo perché proprio ieri ho assistito a un paio di episodi del genere.

  7. 15 Settembre 2009 a 10:31 | #7

    @Rob
    Ci penso da un pò al tuo widget e, appena avrò un momento di calma, mi spiegherai dove e come installarlo! 🙂 … e non potrai tirarti indietro!

  8. 15 Settembre 2009 a 10:17 | #8

    Una descrizione della complessità del concetto “bugia” molto efficace.
    Io penso sempre a Wittgenstein, che diceva “se possiamo mentire, perché non farlo quindi?”.

  9. 15 Settembre 2009 a 8:10 | #9

    Oh yeah, ma per avere ancora più l’idea di “diario” medita sulla possibilità di mettere un widget che ripesca dal calendario ad inervalli regolari… io ne ho uno su grilletti e spesso mi rendo conto di essere il mio miglior lettore! 🙂

  10. 14 Settembre 2009 a 21:20 | #10

    Non preoccuparti. Il blog è per me un quaderno dove appuntare pensieri e riflessioni che posso condividere con altri. Non mi aspetto risposte o commenti. Se ci sono, ben venga la dialettica costruttiva o la battuta che sdrammatizza. Se non ci sono, va bene ugualmente.

    Spesso, quello che scrivo è il risultato di pensieri che si evolvono o di idee che si chiariscono. Nella maggior parte dei casi, cerco di trasformare un’esperienza personale in una riflessione generale che può coinvolgere anche gli altri che, immagino, siano poco interessati alla mia quotidianità.

    Le cose più profonde e personali, legate alla mia storia e alla trasformazione delle mie emozioni, le tengo per me o per una conversazione tra amici intimi.

    Il fatto che “non ci riesci proprio” significa per me che, forse, qualcosa sta cambiando dentro di te nel modo di rispondere e relazionarti via blog… e, magari fra un pò, troverai un modo nuovo di commentare 🙂

  11. 14 Settembre 2009 a 16:14 | #11

    Altra “pezza”.
    Un altro post come questi ultimi e smetto di lasciare commenti anche da te.
    Non è una minaccia, non fraintendermi. E’ che non ci riesco proprio.

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