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Salviamo Babbo Natale

Quando credi veramente in un’idea trascorri tutta la vita a cercare di metterla in pratica, a cercare di renderla concreta, ad applicarla in tutto ciò che fai. Matilda credeva a Babbo Natale. E quando capì che era solo un’idea cercò di prendere il suo posto. Vedere il lato buono in ogni cosa e persona, regalare sogni e realizzare desideri, anche piccoli e insignificanti, era l’unica cosa che la faceva stare bene. E funzionava, lì per lì. Poco importavano le delusioni, la frustrazione e la solitudine in cui si ritrovava quando gli altri non capivano, rifiutavano oppure se ne andavano senza neanche ringraziare. In fondo, anche Babbo Natale era solo.
Matilda aveva una gran bella famiglia e questa era la sua forza.

Il tempo passava e Matilda, crescendo, capì che avrebbe dovuto trovare anche il tempo e il modo di fare dei regali a se stessa. Fu l’impresa più difficile che dovette affrontare. Mettere se stessa prima di ogni cosa, dimenticare Babbo Natale e non cedere alle richieste di aiuto che intuiva negli sguardi e nelle parole di chi aveva accanto. Capire che c’è un limite a quello che si può regalare agli altri, individuare chi voleva veramente essere aiutato e chi sapeva apprezzare i regali non fu immediato.
Matilda, però, aveva una gran bella famiglia e questa era la sua forza.

Un giorno, finalmente, capì. Passarono ancora degli anni in cui si allenò a mettere in pratica ciò che aveva compreso. Furono anni di sorrisi forzati, prima, e di sorrisi sereni poi. Anni in cui Matilda smise di credere a Babbo Natale. E quando portò a termine il suo compito, successe qualcosa d’inaspettato. Durante la solita cena natalizia con i sopravvissuti della sua famiglia, arrivò Babbo Natale. Era un uomo stanco che pensava alla morte. Disilluso e distante dalla realtà. Le si avvicinò e, mentre scartava il regalo che lei gli aveva messo sotto l’albero (ogni anno ne preparava uno anche per lui) la guardò rassegnato e scontento. Non vide ciò che lei era diventata, ma vide nei suoi occhi il riflesso del suo fallimento…

Nel momento in cui Babbo Natale si sarebbe dovuto dimostrare buono e generoso, nell’istante in cui un gesto o una parola avrebbero restituito a Matilda la speranza in un mondo migliore, lui non seppe dirle nulla. Sarebbe bastato “sono felice per te“, oppure “brava, ce l’hai fatta. Vedo che sei felice“. E, invece, la guardò con ironica rassegnazione, facendole capire definitivamente che nessuno dei suoi sforzi sarebbe mai stato premiato dal suo riconoscimento. Poi, prese il regalo e se ne andò. Fu la più grande delusione che Matilda provò.

Ma ancora una volta accadde un miracolo. Sul suo volto scesero lacrime dalla forma perfetta. Le sentiva rotolare sulle gote, calde e leggere raggiugevano le labbra, lasciandole in bocca un sapore dolce. Matilda provò un dolore forte e in quel preciso momento seppe di aver vinto. Non era più indifferente. E non aveva bisogno di riempire gli altri di regali per essere felice. Matilda capì che lei poteva credere in se stessa e che non aveva bisogno del consenso di Babbo Natale. Poteva smettere di ‘fare la brava’ per ricevere i doni di fine anno. Non doveva fare sforzi per meritare regali, bastava essere se stessa. E comprese anche che una famiglia non è un’idea, perchè le idee sono astratte mentre le persone sono reali.

Matilda seppe di poter essere un Babbo Natale migliore, perché non aveva una barba sotto la quale nascondere invidia e depressione.

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  1. 25 Dicembre 2009 a 20:18 | #1

    Proprio ieri, dopo un piccolo confronto in famiglia, pensavo a quanto faccia comodo a molti essere convinti che le persone siano per loro natura cattive ed egoiste e che la loro fortuna in vita sia quella di essere illuminate dalla “luce divina” che le fa diventare buone.

    Cercavo di rispondere a tali immagini, ma non riuscivo a cominciare tanto era il livello di violenza nascosta dietro a tali parole e a tali credenze, purtroppo ancora molto diffuse.

    In fondo non chiedevo molto se non cercare di spiegare che i bambini quando nascono stanno bene perché hanno al loro interno quello che troppi adulti hanno perso e aspettano dall’alto, credendo in qualcuno/qualcosa fuori da noi, anziché cercarlo in rapporti affettivi sani e veri.

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