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E no che non m’annoio…

I sandali… anzi, il sandaloNon sapevo proprio come intitolare questo post perché volevo raccontare una giornata memorabile, il matrimonio di mio cugino, ma poi mi sono resa conto che quello è stato solo lo spunto per una serie di riflessioni. Quindi, tra il serio e il faceto, l’ho intitolato E no che non m’annoio, perché alla fine tutto si può dire della mia vita ma non che sia noiosa! Ora vi starete chiedendo cosa c’entra la foto d’apertura, ma leggendo il resto lo capirete.

Dunque, cominciamo dall’inizio. Mio cugino decide di sposarsi, non si sa bene a che pro visto che già convive e ha una bambina, ma probabilmente per soddisfare un capriccio dell’inquieta compagna fissa una data, il 5 luglio.

Lei vuole un matrimonio in grande stile (?), lui non naviga nell’oro, visto che manda avanti da solo la famiglia mentre studia per la specializzazione in chirurgia, ma per accontentarla decide di trasportare 150 persone (la cifra è esatta, non avete letto male) in un posto di collina a una cinquantina di Km da Roma. Beh, se non altro staremo freschi, penso, ma ciò non m’impedisce di temere l’arrivo del fatidico giorno.

Sandali o infradito?E se il buongiorno si vede dal mattino, sabato 5 luglio mi sono svegliata con un’ora di ritardo per l’appuntamento con il parrucchiere, visto che la sera precedente ero andata a letto alle 5.20 dopo una festa, poi di corsa al centro estetico per un pedicure (abito semplice, sandali col tacco, cura dei dettagli… almeno così credevo!), appuntamento con mio cugino, l’altro, quello easy come me, alle 15.15. Lui arriva puntuale, io non lo sono. Mi sono accorta che la giacca del vestito è troppo scollata, avrei dovuto acquistare un top per l’occasione e me lo sono dimenticato… indosso un reggiseno di pizzo, ma il cugino dice che è troppo osè… provo con un top viola, ma non c’entra con giacca e gonna… Ok. Usciamo di casa, lui in bermuda a torso nudo, io top viola, gonna e infradito da mare, più una borsa con scarpe, giacca, trucchi e una bottiglia d’acqua. Sono le 15.35, a Roma ci sono 38° gradi e lui non ha ricaricato l’aria condizionata della macchina… In viaggio, con i finestrini aperti da cui entra un’aria da phon, procediamo spediti verso la nostra meta per non arrivare in ritardo (la famiglia non ce lo perdonerebbe, ci considerano gli stravaganti, gli anticonformisti o anche le pecore nere a seconda delle occasioni). Io ho tirato su i capelli per non rovinare la messa in piega e riesco a truccarmi a 130 all’ora. Ridiamo e scherziamo con Iron Maiden, Depeche Mode e tutto il repertorio rock che lui ha in macchina da sottofondo. Ci ricordiamo del primo concerto visto insieme, lui aveva solo 15 anni e l’ho portato a vedere Springsteen, poi quello degli U2 con i Pearl Jam che facevano da apertura, eventi storici! Finalmente usciamo dal casello e cerchiamo un angolo dove spogliarci e finire di vestirci per la rap… aehm per la cerimonia. Sembriamo due personaggi di un film di Tarantino che si cambiano prima di una rapina, appunto, lui in mutande che s’infila i pantaloni, io in reggiseno di pizzo che metto la giacca. Poi m’infilo le scarpe e mentre aspetto che lui finisca (è lento come una quaresima!) faccio una foto al mio piede con sandalo (forse avrei dovuto fotografare anche l’altro…). Arriviamo in tempo, anzi con anticipo, perché in chiesa si è appena tenuto il funerale di un centenario e finché non arriva l’ok (via libera, la bara è uscita), la sposa non si muove da casa.

Parcheggiamo in fondo al paese e per salire verso la chiesa c’inerpichiamo attraverso ripide stradine pavimentate da scomodi e impervi san pietrini… rimetto gli infradito.

Arrivati nei pressi della chiesa mi siedo su una panchina per rimettere i sandali, ma per la fretta si rompe il cinturino della scarpa sinistra… Entro in chiesa con degli splendidi infradito di gomma. La sposa non arriva e io, seduta in uno degli ultimi banchi, fra l’ilarità della famiglia, rimetto i sandali, uno con l’altro senza cinturino. Intanto scopro che la mia amica, in mattinata, ha bucato i pantaloni con il ferro da stiro e ha rotto il manico della borsetta… Ahh, la borsetta! Naturalmente la mia l’ho dimenticata a Roma e indosso uno sportivissimo zaino di cuoio, di marca certo, ma consunto dall’uso (l’ultima volta usato al concerto di Springsteen…).

La cerimonia è… una noiosa cerimonia matrimoniale e approfitto del momento dell’eucaristia per sgattaiolare fuori della chiesa.

E’ li che ritrovo un bel ragazzo con cui avevo diviso una vacanza in barca quando eravamo piccoli. Ora è cresciuto, fa il militare di carriera, così attacca a raccontarmi della sua giornata tipo, delle missioni in Libano, della vita militare… sarebbe anche carino se non fosse così tremendamente noioso! Meglio il fratello, anche da piccolo il più divertente, che fa il sommozzatore, ha i capelli lunghi e un sorriso contagioso. Passa un’altra ora tra foto e saluti vari prima di avviarci verso il luogo del rinfresco. Al rifugio ci aspetta il buffet, la musica dal vivo (…), l’aria fresca di collina e una pietraia su cui camminare! Dopo aver resistito con un sandalo e mezzo, decido di passare definitivamente agli infradito. La serata prosegue in modo assurdo, dalle 20.30 che ci sediamo ai tavoli passa un’ora e mezza prima che i commensali vengano serviti con un piatto ogni quarto d’ora… e non mi riferisco alle portate, ma al fatto che 150 persone mangiano a rate, due piatti qua, due piatti là e gli altri stanno a guardare con la bava alla bocca. Ma non ci si annoia, c’è la musica dal vivo! Gli amici dello sposo, fortunatamente ubriachi, ballano e cazzeggiano, gli altri si guardano con muta rassegnazione.

La sposa non viene mai al nostro tavolo e, considerando che siamo seduti con la suocera, ne deduciamo che il matrimonio del mio povero cugino non sarà peggio della vita che che lo aspetta accanto a questa donna e alla sua maleducata famiglia.

Sarà, ma nonostante tutto quello che di negativo penso di un matrimonio, sono del parere che se si vuole fare una cerimonia tradizionale bisogna farla seguendo le regole, e poi, tradizionale o no, matrimonio o no, l’educazione e lo stile vengono prima di tutto.

Senza aspettare la torta nuziale, passata la mezzanotte, ce ne andiamo quasi ignorati dalla famiglia della sposa, ma felici che la tortura volga al termine. Penso all’ultimo matrimonio al quale sono andata. Si trattava di una mia collega e non conoscevo quasi nessuno, ma mi sono divertita, la cena era perfetta anche per me che sono celiaca e solo un vento freddo imprevisto ha creato un po’ di scompiglio, ma senza compromettere la riuscita della festa.

Ci sono matrimoni che contengono il loro finale, ci sono matrimoni che non si dovrebbero fare, ma forse ci sono semplicemente uomini e donne senza coraggio e con le idee confuse.

Penso alle persone che ultimamente mi è capitato di incrociare sulla mia strada, sposati, conviventi, con o senza figli, persone che si credono felici, ma che hanno sguardi che non mentono, altre rassegnate a scelte che li mettono al riparo da crisi e solitudine ma che continuano a cercare e a sognare vite diverse, altre ancora che vivono vite parallele, perfettamente a loro agio in filosofie di vita fatte su misura sulle loro incapacità.

Penso a quelli che dicono che non gli manca nulla, eppure non smettono di provare passioni al di fuori del loro menage, come a dire che non c’è nulla che non va nei loro partner ma che loro hanno altre esigenze.

Non voglio dare giudizi, non m’interessa e poi è troppo facile giudicare quando non ci si trova in certe situazioni, io però mi ci si sono trovata un po’ di anni fa. E non ero la compagna ufficiale. Siamo stati amici per tanti anni, evitando ogni idea o pensiero che mettesse in pericolo entrambi. Non volevo costruire la mia felicità sull’infelicità di un’altra donna, lui invece aveva solo paura e non credeva che io provassi i suoi stessi sentimenti. Tutti se n’erano accorti, anche la moglie credo, ma si fidavano di noi. E noi non li abbiamo delusi, comportandoci sempre con estrema correttezza. Solo amici, siamo stati per anni solo amici. Poi lei è rimasta incinta, dopo tanti tentativi falliti, e la nostra amicizia si è rinforzata. Io amavo il suo modo di fare il papà ed eravamo sempre più amici. E poi la seconda gravidanza e lei… lei lo ha spinto fra le mie braccia, inconsapevolmente forse, ma non so davvero quanto.

Lui aveva perso la testa, voleva venire a vivere con me poi non ce l’ha fatta ed tornato dalle sue bambine. E’ stata una scelta comprensibile, quello che non capivo è il perchè fosse restato con una donna che non amava facendoci anche dei figli. Non le ha mai detto quello che era successo veramente fra di noi e lei non è mai venuta a cercarmi, sapeva che se lo avesse fatto avrebbe dovuto affrontare una verità che non avrebbe potuto ignorare. In fondo, quel che li univa era la paura e la comodità di un rapporto in cui ognuno era libero di farsi i fatti propri per poi tornare a fingere di essere una famiglia perfetta capace di superare gli ostacoli che, chissà chi, aveva messo sul loro cammino. Io ero l’ostacolo, ma nessuno mi aveva messo sulla loro strada se non loro stessi. Lui non è mai ritornato e in questo è stato coerente. Ci siamo amati moltissimo. Non credo di aver incontrato un altro uomo con il quale avere una così profonda affinità fisica e mentale. Ho rischiato tanto quando siamo stati insieme. Gli chiedevo di lasciare lei prima e poi di stare con me, ma lui m’implorava perchè non poteva stare lontano da me. Mi sentivo in colpa, ma non potevo rinunciare a lui. Non credo che neanche a lui sia andata meglio, anche se io ho sempre preferito credere che fosse felice. Spero anche che lei non pensi a me con astio, in fondo le ho restituito un uomo con più certezze e che ha preferito la famiglia all’amore.

E io che ho sempre creduto che una famiglia non potesse esistere senza amore… Invece ce ne sono. Ce ne sono di coppie che dicono di amarsi, ma poi non sono così appagate da condividere con il proprio partner tutto ciò che sentono. Oppure rinunciano a quella parte di loro che poi, un giorno all’improvviso, bussa alla loro porta e rimette in discussione ogni cosa. E questo solo per non avere il coraggio di ammettere “questa non è la persona giusta“.

Costruiscono delle belle gabbie dorate e le popolano di bambini e sensi di colpa per farvi più facilmente ritorno. Poi un giorno, quando saranno vecchi avranno tanti bei ricordi a tenergli compagnia e forse un figlio che magari sarà così coraggioso da scegliere una vita reale piuttosto che un’esistenza falsa e precaria come un castello di carte.

E no che non m’annoio…

  1. depinecesset
    19 Luglio 2008 a 11:59 | #1

    IL MIO POVERO NICK E’ MUTEVOLE
    OGGI SIGNIFICA”DOV’ERI PRIMA, INTANTO?NECESSET!

  2. depinecesset
    19 Luglio 2008 a 11:51 | #2

    Or dunque, ci provo…em em
    DEPI:dov’eri prima, intanto?
    NECESSET:e’ necessario saperlo perke’ senza storia il presente puo’ essere soltanto un modo per sparare caz….
    Oggi vale questo, ma domani il mio nick puo’cambiare…

  3. depinecesset
    19 Luglio 2008 a 11:41 | #3

    “DEPINECESSET”
    OR DUNQUE …CI PROVO…
    MA …ATTENTA LUCY KE E’ COMPLICATO COME ME E FORSE UN TANTINO DI PIU’
    DEPI: dov’eri prima,intanto?
    NECESSET:servo?Io ci sono!

  4. LucyVanPelt
    19 Luglio 2008 a 10:28 | #4

    🙂 non mancherà occasione depinecesset, non mancherà occasione anche per il reggiseno di pizzo!
    E poi, sai com’è, ognuno ha le sue parti del corpo preferite!

    A proposito, ma che nick è il tuo? depinecesset…cosa, chi, dove, come?!!!!

  5. depinecesset
    19 Luglio 2008 a 9:56 | #5

    Ma i piedi(ke sono gia’ scompagnati) ke c’azzeccano? per dirla alla “londinese” Ho capito la disavventura dei sandali’ ma avrei apprezzato il reggiseno di pizzo o quanto meno una foto tua e dell’amica coi pantaloni bruciati e la borsetta rotta…FIKISSIMO!

  6. depinecesset
    19 Luglio 2008 a 9:47 | #6

    SONO SENSITIVO QUANTO BASTA PER AFFRETTARMI A FARE GLI AUGURI A QUESTI SPOSINI.AFFRETTARMI! DEVO VERAMENTE AFFRETTARMI! ALTRIMENTI…ME LI RITROVO BELLI KE SCOMPAGNATI

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