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Parole come macigni

Sassi prima di arrivare al mareAmo le parole e di loro abuso. La prima parola che ho pronunciato, ero piccola ma proprio piccola, è stata “palla“… Ho imparato a leggerle, pronunciarle, poi a scriverle e ne ho scritte tante, tantissime. Quando le rileggo a volte me ne compiaccio e altre… beh, alcune volte resto sconvolta. E sì, perchè mentre i pensieri, soprattutto quelli più folli, si perdono nelle pieghe e negli anfratti della quotidianità, le parole scritte pesano come macigni.

Non puoi far finta che certe cose non siano mai accadute, non puoi leggerle con la tua mente nuova senza accorgerti, ora, che qualcosa davvero non funzionava… parole astratte, deliri irreali e illusorie credenze, manco fossimo nell’epoca dello Sturm und Drang...

Da una parte, l’armonia di parole belle, anche quando sono dure e dolorose, dall’altra, parole “ammalate” come se un virus avesse corrotto il cervello, alterando qualsiasi percezione.

Ed è dura scoprire quanto sia tangibile quella diagnosi, redatta con mano e mente sicura, in cui spiccano tre parole scritte in maiuscolo: EPISODIO DEPRESSIVO MAGGIORE. Nessuno se n’era accorto, neanche tu che pensavi “è un periodo difficile, ho bisogno di una mano“, ma non sai veramente quanto stavi male.

Ma poi lo scopri, quando nell’archivio delle tue memorie le parole si trasformano in massi, pietre bianche e levigate troppo ingombranti da tenere nell’armadio. Dovresti provare sollievo, perchè adesso puoi finalmente spostare tutti quei macigni e metterli in giardino, fuori da casa tua. Eppure, la prima reazione è di sconcerto, malessere… paura per quel che sarebbe potuto essere.

Nessuno lo sa, ma tu sì. Nessuno ne ha compreso la gravità, solo una o due persone. E ora sei tu che riesci a vedere quando qualcuno arranca con un macigno appeso al collo. Allora lo segui, per evitare che si butti dal primo ponte che capita e pensi che se lo salverai avrai salvato anche una parte di te stesso… ma certi macigni sono troppo pesanti e rischi di essere trascinato anche tu. Sono pietre invisibili di cui, a volte, neanche si avverte il peso reale. Ma se hai la fortuna di non tenere un diario e di non annotare i tuoi pensieri, potresti non scoprire mai se hai fatto o no quel salto giù dal ponte.

  1. Joe
    6 Settembre 2008 a 14:37 | #1

    giusto per restare in tema, il punto di vista ‘medico

  2. 31 Agosto 2008 a 11:31 | #2

    Grazie Cla!
    È una cosa che ho scritto tempo fa e che il post di Lucy mi ha fatto tornare in testa.
    Ci penserò! 🙂

  3. 31 Agosto 2008 a 11:13 | #3

    >>Klauspuri! Non vorrei sembrare quel che sono, ma se hai scritto tu quella poesia, mi chiedo perché non hai anche un blog di tuoi pensieri oltre al Tatuaggio Di Stoffa!
    ‘Mbé?

  4. 30 Agosto 2008 a 23:40 | #4

    “TRA INFINITE POSSIBILITÀ”

    In giro, tra le infinite possibilità della vita.
    Inseguo, corro, cerco
    non mi fermo perché non ci riesco
    e non vedo, è ancora molto
    quello che non vedo.

  5. LucyVanPelt
    30 Agosto 2008 a 21:38 | #5

    1° Episodio ‘Depressivo’ della serie Maggiore…
    geniale 🙂

  6. LucyVanPelt
    30 Agosto 2008 a 21:37 | #6

    @Claudi-Norma
    Sono BASITA… conosci personaggi delle fiction che io non ho mai sentito nominare!!!

  7. 30 Agosto 2008 a 19:44 | #7

    Hai ragione, direi che sarebbe perfetto come titolo per la serie di Carabinieri, “Episodio Depressivo, Maggiore”, in cui Walter Nudo, all’inseguimento di un Babbuino rapinatore vestito da Edward G. Robinson, cade scivolando su una buccia di banana buttata alle spalle dal manigoldo e dopo aver battuto la testa, si risveglia all’ospedale con un’amnesia totale e si innamora di Giorgio Faletti travestito da Paolo Villaggio. L’amica Chiara Ricci tenta di redimere il Nudo con anchegiamenti e trucide occhiate ma Walter, tuttocuore per il suo fratazzone, la sgomma di mazzate fino a farle confessare che il Babbuino travestito da gangster in realtà era Giuseppe Soleri, innamorato della carissima Biniera al punto di rubare rose rosse per lei pur di averla. Financo da Averla, Lanius Collurio. Anche se riuscendo a svolazzare penosamente.
    E vissero tutti felici e contenti.

  8. depinecesset
    29 Agosto 2008 a 19:11 | #8

    Hai ragione. quella frase su cui mi sono soffermata è il fulcro per me, molto probabilmente…

  9. LucyVanPelt
    29 Agosto 2008 a 18:11 | #9

    Infatti, non si vive così felici e contenti, anzi neanche so SE si può vivere felici e contenti…

    Però, per spirito di chiarezza, la frase su cui ti sei soffermata non è il fulcro del discorso, o meglio si riferisce a un passato ormai PASSATO.

    Quello su cui ho riflettuto, o meglio su cui sono rimasta turbata, è l’incredibile forza di certe parole che ti mette di fronte a una realtà che spesso non vediamo.

    Mi riferisco a me, alle mie parole e quindi ai miei pensieri. Pensieri per i quali ho seguito persone sull’orlo di un ponte. Una conseguenza quindi, non una causa.

    E la causa è tutta lì, in certe parole, buone per una fiction di successo, ma dannose per una persona reale…

    Forse l’averle lette ed esserne rimasta colpita è proprio la giusta reazione che andavo cercando. Solo che questa reazione doveva arrivare prima…

  10. depinecesset
    29 Agosto 2008 a 16:25 | #10

    ” E allora salvami, pensaci tu, dato che ti sei preso la briga di tirarmi via da quel ponte…”
    ” Ma io credo che dovresti ringraziarmi”
    Così, il salvato e il salvatore non vissero felici e contenti, ma furono schiavi l’uno dell’altro, per sempre.
    A MENO CHE…( non ce la faccio a raccontarla tutta, ma la so, davvero, lo giuro!”

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