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Tu non mi vuoi conoscere #2

Pubblico la seconda lettera dell’epistolario amoroso tra Salvatore e Carmela. La risposta è datata 23 luglio 1930 e, considerando che lo scambio avvenne di nascosto, attraverso persone fidate che recapitavano a mano le missive facendo la spola tra i due amanti, capiamo che i due vivevano distanti l’uno dall’altra, probabilmente in due paesi confinanti. Questo il motivo dei tempi lenti di recapito e delle alzatacce di Salvatore, che ‘fuggiva’ all’alba da casa di Carmela per non rischiare di farsi vedere lontano dal suo paese. Tutti avrebbero pensato che era là per affari loschi o carnali. In entrambi i casi, lui avrebbe rischiato la vita e Carmela la reputazione.

Carmela adorata,
ti scrivo con la pena rintra ‘o cori e ‘u focu rintra e’vene. Lo sai gioiuzza beddra che, ogni vota ca te lasso sola, metà del mio core smette di tuppiare nellu me pettu e resta ad abbrusciari nello tò ancora càvudo d’amore?? Lo sai picciotteddra ca sulo pe tia m’addecisi a cambiari vita? Ca sulo grazie ti devo diri, pirchì prima di canùsciriti m’allurdavo le mani co l’autri picciotti ma ora, ora sugno n’omo novo. Lu saccio ca sti ultime nuttate sugno state paradiso e inferno pi tia, ma puro pi mia  fu ‘na cammurria… Puro quanno nun mi corico cu tia, resto coll’occhi sbarracati a taliare il soffitto e non c’è verso d’arrinnesciri a pigghiari sonno. Allora mi suso, rapro la finestra e resto a taliare le stiddre ca me ricordano la billizza dell’occhi tò.
Carmeluzza mia, dopporumani devo lassari la Sicilia e pigghiari l’aereo per tornare a New York. Ti dissi ca sugno stato chiamato per firmare le carte ca chiuiranno definitivamente i miei affari ammericani e che riscoterò gli ultimi piccioli ca servono per il ristorante. Poi però tu non mi lassasti finiri… a vote, Carmela mia, ho l’impressione ca tu non mi vuoi accanuscere veramente. Tu non mi ascolti e quanno mi vasi e m’avvrazzi io nun capisco nenti cchiù, non ho chiù gana di parlari… Accussì non ti finiì di dire che a New York mi aspetta la famiglia per apprisentarmi ‘na picciotta del New Jersey co la quale, secunno loro, mi dovrei ammaritare per ragioni d’affari… Tu lo devi sapere, gioia mia, pirchì non ci devono stare segreti tra di noi.

Quanno arriverò a New York parlerò con mio patre e gli cunterò la nostra storia. Lui macari nun accetterà la me scerta, ma ora io sugno tuo e nisciuno mi potrà alluntanari da tia. Ti prego Carmela mia, concedimi ancora una notte dimani. Voglio ca mi guardi rintra all’occhi così sarai sicura dei sentimenti ca provo pe’ tia. La matina appresso partirò per l’aeroporto da casa tua, presto, come al solito, ma vurrìa acchianari sull’aereo fresco dei tuoi vasi e delle tue carezze.
Turiddu

P.s. Stavolta, invece di scusarmi, lo ringrazio Camilleri. Per i bellissimi racconti che scrive e per l’uso originale che fa del dialetto siculo. Amo la Sicilia e i siciliani e, attraverso i suoi romanzi, resta vivo in me il ricordo del tempo trascorso in quell’isola meravigliosa. Camilleri, come Sciascia e Pirandello sono per me degli scrittori eccezionali, punti di riferimento letterari assoluti.

  1. 12 Agosto 2009 a 11:01 | #1

    Appassiona anche me Pepper! e mi appassiona anche la ricerca del linguaggio che, ahimé, richiederebbe maggior studio e applicazione…
    Però mi diverto a scrivere e, spero, diverta anche chi legge 🙂

  2. 11 Agosto 2009 a 11:02 | #2

    La trama che sottende a questo epistolario è veramente accattivante *__*
    Anche lo scoprire i personaggi, chi sono, cosa fanno, è intrigante.
    Bello.

    Aspetto le prossime puntate.

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