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Tenerezza

Ci pensavo l’altro ieri, mentre percorrevo il tragitto che separa la mia casa dal garage dove alberga il mio scooter (con quello che pago è a 4 stelle!): in questo periodo in cui tutta la vita materiale mi crea problemi ma riesco comunque a conservare serenità e determinazione, cosa mi manca? Di cosa sento davvero la mancanza? La risposta è salita dalla pancia alla testa senza che avessi il tempo di analizzarla, mi manca la tenerezza.
Quella tenerezza che è negli occhi di chi ama anche i tuoi difetti, di chi ti resta accanto perché vede oltre. Quella che puoi vedere negli sguardi dei genitori, ma loro spesso neanche li vedono i difetti, oppure negli sguardi di chi ti vede e ti ama per quello che sei.

Sono stata fortunata, perché sicuramente due volte nella vita ho beneficiato di quel tipo di tenerezza anzi, forse qualcuna in più, ed è proprio per questo che ne sento la mancanza.

A volte provo a ricordarla o a immaginarla negli occhi di chi mi sta lontano, ma non è la stessa cosa e penso che spesso le persone non hanno tempo per la tenerezza, impegnate come sono a correre dietro al tempo. Invece, io la coltivo la tenerezza che provo, anche se le persone per cui la provo, forse, non la vedranno mai.

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  1. 20 Ottobre 2008 a 15:54 | #1

    Ci sto, prenderò il terzo e, volendo, ne riparleremo.
    Aggiungo che sono d’accordo con te, è scevro di melma dogmatica, devo essermi spiegato male, me ne dispiaccio.
    Ti dò ragione anche per l’atteggiamento comune a chi scrive, di creare situazioni ad hoc per portare avanti il proprio discorso, anche perché remare contro sé stessi sarebbe davvero masochistico ma standomi “sulle balle” Kundera ho calcato la mano, tana.
    Immagino che avrò meno problemi a leggere un saggio, sicuramente.
    Ti ringrazio, sul serio, e alla prossima.

    Ringrazio Lucia VilPelle per lo spazio e la pazienza.

  2. anonymous
    20 Ottobre 2008 a 13:53 | #2

    Claudi-Norma:

    Offensivo: figurati, Kundera non è mica mio parente! Come dici tu i gusti sono opinabile e ci mancherebbe. Del resto, Lucy è rimasta estasiata dal ‘cavaliere oscuro’ di Nolan, per cui a sto punto.. liberi tutti! Io non lo trovo pesante, anzi. Personalmente apprezzo molto i narratori che all’interno dello stesso libro alternano narrazione, considerazioni personali, rilfessioni su arte, letteratura, linguaggio, politica, inserendoli in un tessuto narrativo del quale diventano complemento, senza perderne il filo (rarissimi, per es. Vonnegut). Lo trovo un modello narrativo più interessante rispetto amolti altri – oltre che meno semplice. Sule situazioni narrative ad hoc, come dici tu: è il presupposto di qualunque romanzo. Che poi queste emergano da un suo modo particolare di vedere i rapporti umani e l’esistenza, sono d’accordo, ma siamo da capo: se io, o tu, scriviamo un romanzo, facciamo la stessa cosa. Non credo inoltre che nelle vicende che descrive aleggi il tanfo del dogma, piuttosto ci trovo il gusto di presentare incastri esistenziali interessanti, ma che gettano luce solo su QUELLA storia, senza proporsi come esempi universali. Anzi il relativismo esistenziale e relazionale mi sembra la caratteristica più interessante che lui esplora, e di cui consapevolmente può fornire solo alcune manifestazioni. Questo a me sembra meglio, per esempio, del romanzo psicologico, quello sì assertivo, consequenziale e fondamentalmente determinato a priori. Il mio romanzo preferito è ‘il libro del riso e dell’oblìo’; ma, se ti interessa l’argomento, ti segnalo i suoi saggi sul romanzo, ‘l’arte del romanzo’, ‘i testamenti traditi’, ‘il sipario’, in cui ripercorre la storia del romanzo come manifestazione della cultura europea, da Boccaccio a Rushdie, analizzandone l’evoluzione rispetto alla società e alla storia. Di questi tre, per brevità ti suggerirei l’ultimo, che è un po’ il compendio degli altri due.

  3. 20 Ottobre 2008 a 11:22 | #3

    Buongiorno a tutti e particolarmente buono, nella più alta delle accezioni, al commentatore/trice anonimo/a.

    Ammetto di aver letto solo due libri di Kundera. “L’Insostenibile Leggerezza dell’Essere” (in odore del cazzeggio di D’Agostino dei primi anno ottanta) non l’ho finito e non l’ho mai più riaperto solo perché non sono un rilettore convinto, “L’Ignoranza” invece l’ho preso un paio di anni fa, sono riuscito ad arrivare alla fine ma non mi ha entusiasmato. Posso solo ribadire che lo trovo pesante, a cominciare dalla scrittura e dal modo di dimostrare in maniera comunque discutibile le proprie conclusioni. Soprattutto nei confronti dell’amore, trovo le sue affermazioni sui momenti e le modalità che cambiano con le persone e il tempo assolutamente autoreferenziali. E’ un bravo scrittore, certo, paraculo quanto basta e talmente assertivo da incantare il lettore ma a me rattrista e basta. E’ la mia visione personale, quindi assolutamente opinabile. E non lo considero un filosofo, anche se si atteggia a tale. Mi fa l’effetto di Groddek, dopo un pò mi sembra che non consideri affatto il lettore ma cerchi continuamente di dare credibilità alle proprie affermazioni creando situazioni narrative ad hoc.
    Tutto qua. Non penso di essere stato offensivo, se lo sono stato, beh, ormai è fatta.

    Anonimo/a, se vuoi consigliarmi qualcos’altro di Kundera, accetto consigli.

    Mia cara VanniPelti, perdona la logorrea e ama il prossimo tuo come un’ossessa.

  4. anonymous
    20 Ottobre 2008 a 10:29 | #4

    un suggerimento: prima di parlare dei libri di Kundera, leggete i libri di Kundera.

  5. 17 Ottobre 2008 a 13:07 | #5

    D’accordissimo!

  6. 17 Ottobre 2008 a 11:48 | #6

    Nema problema, non ho assolutamente nulla da eccepire. E’ solo molto pesante, e ieri sera mi ha ammacignato molto.
    Ma se Kundera nel suo studio dell’essere umano e della sua anima è arrivato a questo, se magari spendesse la prossima vita ad analizzarci sotto una prospettiva diversa potrebbe arrivare a una conclusione, che so, forse un pò meno devastante.

  7. 17 Ottobre 2008 a 11:23 | #7

    Possiamo parlarne delle cose che non riuscirai a capire mai, magari dal vivo, dubito però che io possa spiegartele! 🙂

    Kundera, Claudì, che ti devo dire? Non ho mai letto nulla di suo, ma anche io penso che quella frase sia valida solo nella misura in cui due persone abbiano seri problemi emotivi.
    Al mio anonymous amico piace…

  8. 17 Ottobre 2008 a 0:32 | #8

    “Ci sono cose che non riuscirò capire maaaaaaiiiiiiiiii,
    cose che vorrei davvero dirti.
    Ci sono cose che non riuscirò a capire maaaaaiaiiiiiiiiii…
    Certe cose proprio io non le capisco, però vorrei parlarvene.”

    Buonanotte.

    Ah no, dimenticavo:
    “La tenerezza è il terrore di fronte all’età adulta. È il tentativo di creare uno spazio artificiale in cui valga il patto di trattarsi l’un l’altro come bambini.
    La tenerezza è anche paura delle conseguenze fisiche dell’amore; è tentativo di sottrarre l’amore al mondo degli adulti.”

    Cos’è, uno scherzo? O forse lui e la moglie vivono in una bolla di negazioni emotive? Una citazione davvero preoccupante.

  9. 16 Ottobre 2008 a 17:47 | #9

    Mai! Moriranno con me 😀

  10. 16 Ottobre 2008 a 17:29 | #10

    hai visto cose di noi… che non verranno mai dette qui… 🙂

  11. 16 Ottobre 2008 a 17:27 | #11

    A dire la verità, nessuna delle persone che ha commentato questo post si può considerare tenera! Io men che meno! 🙂

    Però, però… a ben guardare, quando si è lontani dalla folla, a tu per tu, ho visto sguardi teneri in ognuno di voi. Sì, sì, lo giuro! registrati e archiviati con data nella mia memoria!

    Ho visto cose che voi… 😀

  12. 16 Ottobre 2008 a 16:04 | #12

    Un barile di melassa…

  13. 16 Ottobre 2008 a 16:00 | #13

    Come siete teneri.

  14. 16 Ottobre 2008 a 15:16 | #14

    Sorrido e penso alle frasi fatte…

  15. 16 Ottobre 2008 a 15:15 | #15

    😀

  16. anonymous
    16 Ottobre 2008 a 15:14 | #16

    non so, non leggo i baci perugina.

  17. 16 Ottobre 2008 a 14:57 | #17

    Caro anonymous che, foss’anche solo per la citazione, non sei anonymous per niente 🙂
    è vero come dice Kundera che la tenerezza può essere ‘paura delle conseguenze fisiche dell’amore; tentativo di sottrarre l’amore al mondo degli adulti‘, ma ciò laddove la tenerezza dovesse essere il sentimento esclusivo in un rapporto di coppia.

    Quando invece ci sono la complicità, l’intesa e una sana dialettica uomo-donna, la tenerezza è solo un istante capace di racchiudere tutto ciò.

    Non si vive di sola tenerezza, ma l’essere adulti non significa perdere quello spazio, tutt’altro che artificiale, in cui soppravvive l’entusiasmo e lo sguardo bambino.

    E’ la dolcezza che ci ammorbidisce e ci permette, anche e soprattutto, di voler bene a chi manifesta una vena cinica e sarcastica solo per difesa 😀 (ogni riferimento NON è puramente casuale!)

  18. 16 Ottobre 2008 a 14:20 | #18

    😛

  19. anonymous
    16 Ottobre 2008 a 14:12 | #19

    KUNDERA: ‘La tenerezza nasce nel momento in cui, rigettati sulla soglia dell’età adulta, ci si rende conto con angoscia dei vantaggi dell’infanzia, i vantaggi che da bambini non si potevano capire.
    La tenerezza è il terrore di fronte all’età adulta. È il tentativo di creare uno spazio artificiale in cui valga il patto di trattarsi l’un l’altro come bambini.
    La tenerezza è anche paura delle conseguenze fisiche dell’amore; è tentativo di sottrarre l’amore al mondo degli adulti.’

  20. 16 Ottobre 2008 a 11:06 | #20

    Sì… dannato, romantico e un pò malinconico come certa musica e certe giornate.

  21. 16 Ottobre 2008 a 10:38 | #21

    Sa di dannato e romantico questo… “la tenerezza che provo, anche se le persone per cui la provo, forse, non la vedranno mai.”

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