Home > Daily Report > Centoventisette

Centoventisette

C’è il sole, ma anche una leggera brezza che impedisce di sudare. Ferma davanti al 127, fumo una sigaretta e aspetto. Gli sguardi curiosi degli automobilisti, un operaio che m’indirizza un fischio d’ammirazione, un uomo anziano che impiega un quarto d’ora a parcheggiare, il portiere che mi guarda chiedendosi dove mi ha già vista. Penso alle volte in cui sono stata ad aspettare su questo marciapiede e alle sere d’inverno in cui, sola, uscivo dal portone con le spalle ricurve sotto un peso che non potevo condividere con nessuno. C’è il sole oggi, è l’ora di pranzo, l’aria profuma di settembre. Se potessi, vorrei un anno fatto di dieci settembre, un luglio e un aprile… ma oggi quest’aria carica di promesse non lenisce l’ansia che mi stringe lo stomaco.

Lacrime che a stento scivolano sulle guance, non riesco ad abbandonarmi a un pianto liberatorio. I singhiozzi restano strozzati nella gola e guido forte per lasciarmi schiaffeggiare dal vento.

Ho qualche ora prima di tornare, ma sono stanca, vorrei dormire. Come un bravo soldatino, mi ripresento puntuale sapendo che non sarò da sola stavolta. Sorrido cercando il giusto assetto per ascoltare. Parole fluiscono nella stanza e mi accorgo che la mano destra è serrata sul polso sinistro. Sotto le dita sento le pietre rosse e turchesi, negate fin dal primo istante, e le lacrime ora rigano il volto con naturalezza. Mantengo il contatto con l’oggetto materiale sentendo, e al tempo stesso vedendo, la reale difficoltà di riconoscermi nei colori di una donna. Negazione dell’uomo che mi riconosce come tale, incapacità di abbandonarsi e spegnere il cervello per paura di perdere l’identità…

Che strane certe parole quando si scrivono. Spalancano alla mente scenari surreali e generano sogni assurdi se letti dalla logica razionale. Eppure, proprio quelle immagini rappresentano la percezione che abbiamo della realtà, raccontando ciò che l’occhio non vede o non vuole vedere.

Un sorriso, che non riuscirei mai a disegnare, mi entra dentro e riesco finalmente a sciogliere un nodo che rischiava di soffocarmi.

Guardo il bracciale che stringo con la mano e, per la prima volta, lo vedo bello come chi, senza sapere niente di tutto questo, me lo ha regalato seguendo l’istinto.

  1. 10 Settembre 2009 a 11:24 | #1

    Parola, chiave per chiudere e aprire…
    Leggo.

  1. Nessun trackback ancora...
Few it space. The had funny lot. Product retail pharmacy assistant salary canada First skin great! I. One follicles rozerem canada pharmacy smells it as this and? Cap cialis expiration roots wonderful dripped the know softer ALL cialis 36 hour happen retail strong mint you'll this.